In questi ultimi mesi abbiamo visto tutto sgretolarsi un pò. Dai sì, non ci giriamo troppo attorno: stare in casa ci ha messo di fronte alla realtà. Abbiamo dovuto guardarci allo specchio, vivere bilanci continui, capire a quale livello di vita siamo arrivati e poi, purtroppo, siamo dovuti andare incontro alle nostre paure, guardare il nostro passato e perdere di vista il percorso che stavamo facendo. Non siamo una generazione semplice e nemmeno così banale, siamo stronzi, un pò arroganti, sicuri di noi, ma di certo non semplici. Stare in casa ci ha costretto a giornate lunghissime che una volta passate son sembrate buttate; qualcuno ha studiato, qualcuno ha lavorato, qualcuno non ha avuto le forze di fare nulla. Non è importante sapere se questo sia giusto o sbagliato, decisivo sarà sfruttare tutto questo per trovare più strade e inventarsi una nuova consapevolezza che in realtà non abbiamo, ma almeno si può fingere. Insomma non sarà uno schermo a salvarci dal silenzio, non sarà una condivisione a salvarci dalla solitudine e non sarà nemmeno la musica a salvarci dal rumore della nostra testa. E allora? Non c’è bisogno di scappare o avere paura, basta non rimanere mai fermi. Muoversi, gettarsi, morire e poi rinascere, dentro a questo sali e scendi delle giornate infinite terminate in un secondo. Fatto in casa è un modo per prendere questo tempo e analizzarlo, respirare e capire, dare un paradossale caos al nostro meticoloso lavoro di comprensione. Per farlo, abbiamo scelto queste 20 canzoni, alcune vi piaceranno, altre no, molte le conoscete, sicuramente se state ancora leggendo a questo punto, dovete perdervi anche voi qui in mezzo fino alla fine.
Nella scoperta abbiamo trovato il caos, nella rinascita il senso di una fine, questa volta per fortuna, abbiamo capito di non restare inermi.
Qui dentro troverete contributi tratti da trasmissione radiofoniche, dirette su YouTube, Instagram, Facebook, Twich ma non solo, anche cover realizzate in casa per questo progetto o addirittura inediti o grandi rarità racchiuse nel hard disk di questi artisti, che per la maggior parte dei casi sono amici e che ci hanno aiutato nel realizzare questa bellissima compilation fatta in casa, negli ultimi mesi.
Sarebbe troppo semplice ripescare ciò che abbiamo salvato in questi mesi nei più comuni mezzi di distribuzione musicale; Bandcamp è un concetto che esiste da molto prima di noi e in questi 10 anni ha sempre dato vita a diverse sfumature capaci di accompagnare persone, nelle loro giornate. Sembrerà stupido, ma anche è soprattutto qui che vive non solo l’arte o l’editoria senza compromessi ma quello che sarà il mercato del futuro. Dall’interscambio artistico a questa grande importanza per l’oggetto, in un vero e proprio padiglione digitale dove la musica e ciò che la circonda, ha un valore fondamentale. Si sperimenta certamente, ma si fanno anche i conti per mantenere vive certe realtà, imprescindibili per i cambiamenti futuri. Partendo da ciò, abbiamo voluto raccontarvi il meglio di questo 2020 dalle sfaccettature Italiane su questo portale, e sappiamo che non tutto è in esclusiva e soprattutto, quasi sicuramente, ci dimenticheremo qualcosa.
È arrivato quel momento del mese in cui vi proponiamo il meglio di ciò che troviamo su soundcloud, visto che siamo pagati per proporlo a un pubblico più vasto in quanto spacciatori di musica alternativa/indipendente/underground ma non punk, perchè non abbiamo abbastanza cultura. Ad ogni modo, la ††MEGADROPPATAXMAS†† – così chiamata perchè siamo durante le vacanze natalizie, oggi vi porta in mondi pazzeschi, dove c’è anche un tributo – fuori – di – testa a Diego Armando Maradona RIP. Insomma, buone festività a tutti, siamo contenti di farvi passare almeno due ore di assoluta follia perchè ci sono delle chicche meravigliose in queste 30 canzoni.
††MEGADROP†† è un nuovo percorso che abbiamo creato con la naturale esigenza di condividere e ascoltare nuove proposte, la copertina è di @lattedisoia se avete voglia, proponeteci le vostre canzoni su info@michelem80.sg-host.com la pubblicazione è gratuita, non chiediamo soldi e non vendiamo un cazzo di niente. Fate voi, la merda si sta rivoltando al badile.
Il percorso di Gigante potrebbe tranquillamente portarlo a essere uno dei primi artisti avant-pop Italiano; non lo è adesso, forse, però tutto lascia presagire a una mutazione in quella direzione. Sono le scelte nella struttura canzone e i suoni che lo porteranno a essere uno dei pochi artisti indipendenti reali, di quelli che non hanno bisogno d’inseguire niente. Lontani dalle classifiche e sopra ai palchi per sudare, speriamo proprio sia il 2021 l’anno giusto per questo cambiamento, per adesso comunque avanti tutta.
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Quello di Gigante è un sound che si allontana, e non di poco, dall’immaginario sonoro della musica indipendente attuale. Nessuna emulazione o desiderio di accostarsi al filone dell’indie – pop che sta vincendo le classifiche degli ultimi anni. Un’identità precisa, anticonvenzionale per certi versi, che ha determinato una ricerca artistica che supera la classica forma strofa – ritornello.
Garda1990 è un coraggioso artista che nel 2020 vuole continuare a fare musica sulla scia dell’emo/core di metà anni 2000. Per molti questa può sempre una sfida impossibile eppure, passo dopo passo, canzone dopo canzone, quando nemmeno ce ne siamo accorti, il raggio di pubblico dell’artista Bolognese cresce sempre di più, per una vera e propria gavetta che non sembra metterli nessun tipo di fretta. Emotivo e instabile ma anche molto coordinato ed elegante, non è mica scontata questa chitarra punk.
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Il progetto solista di Davide Traina, Garda 1990, nasce in un piccolo studio di architettura in Via Marsala a Bologna, nel maggio 2017, un mix di sfumature midwest emo ed esigenza espressiva 90s che ci catapulta sui pianeti The Get Up Kids e Mineral. Durante il marzo 2018, Davide si concentra sulla scrittura e le registrazioni di “Downtown”, il primo disco in uscita a marzo 2019 per le etichette indipendenti Oh! Dear Records, DreaminGorilla Records, E’ Un Brutto Posto Dove Vivere, Tristezza Is The New Felicità. Nel corso dell’estate 2019, dopo una serie di concerti, avvengono due importanti cambiamenti: da una parte entrano ufficialmente nel progetto Lorenzo Atti al basso e Albrecht Kaufmann alla batteria, dall’altra Davide Traina sceglie di passare dalla lingua inglese all’italiano. Il risultato di questa mutazione viene immediatamente messo in pratica creando un vero e proprio power trio emocore con riferimenti postgaze. La formazione entra in studio a Luglio e registra cinque nuovi brani. L’EP che ne esce fuori si intitola “Venti”, vedrà la luce a settembre 2020.
È così raro trovare un gruppo di persone che sa suonare bene insieme, per giunta all’interno di un genere che troppo spesso viene lasciato ai margini perchè lontano dalle classifiche. Eppure i Westfalia sono dei lupi di mare e sono perfettamente consapevoli della grande occasione che nel 2021 potrà portarli in giro per la penisola ma si spera non solo, questo è un progetto affascinante anche a orecchie estere, più sensibili forse, ma non importa, ci sentiamo fra qualche mese dopo averli sentiti suonare, almeno loro, per davvero (e bene).
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L’avventura dei Westfalia comincia nei locali del centro di Bologna, dove si incontrano David Paulis, Jacopo Moschetto, Vincenzo Destradis, cresciuti a jazz e funk. I tre musicisti sviluppano una nuova visione attraverso diversi esperimenti fino a raggiungere la formazione definitiva con l’ingresso del batterista Enrico Truzzi. I neonati Westfalia si esibiscono in diversi locali, tra cui il Binario69 di Bologna, L’Utopiko di Firenze e La Polveriera di Reggio Emilia, sviluppano progressivamente uno stile sempre più personale. La loro prima live session contiene riarrangiamenti del repertorio internazionale ed un primo originale, a cui ne seguiranno diversi altri, in lingua inglese ed italiana, intrisi di quelle sonorità R&B ed Hip Hop che contraddistinguono il sound del gruppo.
Affascinanti mondi di un territorio lontano, Stèv (che per noi è Stefano) ha viaggiato molto nella sua vita, ma non è una questione di aerei o alberghi in chissà quale paese ma si tratta di coraggio continuo e di scelte non scontate. Sofisticato chirurgo del suono, preciso musicista, grande talento e per fortuna ancora, deve trovare il suo posto nell’universo.
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Stefano is a multi-instrumentalist and producer, with a sound engineering background: he delves deep into the world of sound, intrigued not only by melodies and harmonies but also by its manipulation, constantly working his craft around many shades of modern composition and fresh sonorities while embracing synthesis and computer programming. His live show is a dense performance based on sound processing and on-the-fly rearrangement of studio material, fitting club DJ booths, stages and even theaters.
Fortunatamente il concetto di band non è ancora morto, anzi. Questa è una quasi band di due persone più altre due. Ci sono due mondi che si scontrano e danno un tocco fresco all’immaginario indipendente Italiano, andando a ripescare mood senza tempo miscelandoli con un filo di adrenalina. Il nuovo percorso di Benelli o dei Benelli, o chiamateli come cazzo vi pare, nasce dall’esigenza di trovare una sintesi senza dover limitare niente. Non è musica costruita a tavolino e non inseguirà niente di tutto ciò che va molto di moda adesso. Anacronistico che farà il giro, di stile e parsimonia, indiavolati soprattutto quando il Napoli perde. Ah, dal vivo suonano meglio di tanti, troppi.
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Benelli è un misto di Claudio e Leonardo, colleghi da anni e amici da decenni, che si ritrovano a comporre pezzi nell’estate 2018, sconfortati da una vita di musica che produce risultati, ma anche no. Grossetani di nascita, decidono di trasferirsi a Bologna, il resto bisogna ancora scriverlo perchè serve una nuova biografia ufficiale.
Pop giocoso dal retrogusto vintage, Moci è un ragazzo che ci piace perchè nei suoi racconti post-adolescenziali appare uno che non si prende troppo sul serio. Leggerezza che diventa qualità fondamentale nelle sue canzoni, ma attenti a liquidare il tutto così; c’è ricerca musicale, gli arrangimenti non sono mai sterili e le melodie sono al tempo stesso originali ma funzionali. In un mare di pretenziosità, questo percorso resta uno dei più apprezzabili e sinceri. La sincerità ecco, una qualità unica da preservare, che ci auguriamo non venga mai cambiata per nessun motivo al mondo.
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Moci esorcizza i sentimenti più angoscianti e cupi della vita, come la morte, la paura, il dolore attraverso osservazioni profonde e mai banali, ribaltando atmosfere, situazioni e idee. Moci è un cantautore romano classe ’97 che prova a superare il trauma dell’inizio post – adolescenza nel migliore dei modi possibili: non uscendone mai. Nel 2019 pubblica un paio di pezzi e inizia a suonare nei locali cult della capitale, interessando da subito addetti ai lavori e pubblico. In occasione del suo primo live Rockol lo ha definito “la next big thing della scena romana”, nel 2020 punta a conquistare il pubblico anche oltre i confini capitolini. Moci mescola un raffinato gusto per la melodia con una scrittura che è contemporaneamente concreta e astratta.
Il progetto musicale di Marta Tenaglia casca perfettamente nel periodo storico che stiamo vivendo in un mix contemporaneo tra musica e testi. Cantautrice ambiziosa senza perdere di vista l’obbiettivo, ha la fortuna di avere una produzione intrigante e una personalità che non si fa minimamente schiacciare da questo connubio che ha la possibilità di diventare esplosivo. Se nel 2020 abbiamo ascoltato poco e scoperto ancor meno, nel 2021 siamo convinti di avere a che fare con un nuovo progetto sulla mappa dei più stimolanti. Ci sentiamo tra un anno, sarà un successo.
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Marta Tenaglia è una cantautrice milanese. Nelle sue canzoni beat vocali morbidi e testi veri, lucidi come specchi. Prima di uscire la sua voce fa il giro largo, perde tempo e scende finché può, per risalire e toccarti con delicatezza, ma senza chiedere il permesso.
Tra le cose più consumate e logorate in questo 2020 c’è l’account spotify di Rareș, il più grande talento della musica Italiana pubblicato negli ultimi 12 mesi senza alcun tipo di discussione da aprire nei commenti digitali. Già, perchè poi alla fine basta poco per essere chiari e risolutivi alle volte; il fatto è che probabilmente non ci sarebbe molto d’aggiungere ma sarebbe tutto alquanto riduttivo. Ricerca, immagini ben figurate a metà tra la poesia “altissima” e i film più popolari, insomma c’è tutto un mondo raccontato con originalità, facendo musica leggera senza mai essere scontato in nessuna scelta. Non è importante recensire un disco del genere perchè la cosa più affascinante è quello che succederà prossimamente, quali strade percorrerà la persona e cosa uscirà in quanto artista. Alle volte ci dimentichiamo che oltre a essere dei profili spotify o instagram, queste son persone che hanno una sensibilità in grado di trovare sempre una via d’uscita e noi di questo possiamo esserne felici, perchè abbiamo la fortuna di poter ascoltare.
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Soul lagunare, intriso di malinconia e profondità, generato con piglio pop e tanta verità sull’asse Veneto/Emilia. Con i Carpazi in lontananza a guardare il delta del Po. Classe 97, nato a Birlad in Romania, cresciuto a Venezia e trasferitosi a Bologna per studiare musica elettronica al Conservatorio, Rareș ha scelto il suo nome di battesimo per mettersi in gioco e fare sul serio nel mondo della musica italiana, armato di chitarre sincere e di una voce potente, capace di emozionare per sua essenza, senza mai strafare.
La cosa più affascinante di questo genere di progetti non è la coerenza o l’integralismo che porta allo sviluppo di un percorso musicale, bensì la capacità di ricerca. Questo forse deve essere il parametro più semplice per raggiungere il maggior numero di addetti ai lavori e pubblico; perchè Quai Du Noise ha un fascino particolare e in questi anni a distanza, frutto delle esperienze e perchè no dei paesaggi, è cambiato o per meglio dire è mutato ma non per questo ha mai perso la propria natura. E alla fine non restare mai fermi è forse la priorità per sentirsi vivi ma tutto sommato, non abbiamo nulla da insegnare a questi ragazzi, che nel silenzio di una nicchia musicale che vede troppo spesso protagonismi da social network, hanno sempre mantenuto una coerenza sì, ma nel non eccedere mai in facili produzioni figlie del trend, che magari funzionano da Milano Porta Venezia a Milano Piazzale Loreto. Poca roba quella, molta roba questa.
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Quai Du Noise è un duo di matrice elettronica nato nel 2014 e composto da Matteo e Pale. Attualmente il duo è di base tra Bologna e Rotterdam. Il progetto Quai du Noise nasce dall’esigenza di modellare un nuovo corpo sonoro che rispecchi le individualità e sensibilità artistiche dei due componenti. Il “Quai” rappresenta dunque quel luogo metaforico di approdo e di scoperta in cui flussi elettrici ed emozionali trovano compimento. Quai Du Noise è un tentativo di sintesi e ricerca che spazia dalla musica ambient alla glitch, dal post rock alla techno, in una commistione unica di generi e di influenze.
A primo impatto sembrano usciti da un fumetto e potrebbero essere tranquillamente gli eroi colorati di cui abbiamo bisogno per sconfiggere la noia delle musica che ci circonda. In un mare di copie, questo gruppo in realtà è molto più elegante e serio di ciò che appare per giovane età e aspetti cromatici post hipster. Ma questi discorsi non servono a un cazzo, loro hanno gusto e sono dei professionisti invidiabili; scrivono e suonano bene, producono e interpretano un loro mondo e non hanno intenzione di accettare nessun compromesso. Per questo e molto altro bisogna lasciarli in pace e sostenerli, il loro progetto è tra quelli più ambiziosi e interessanti che dobbiamo sostenere quest’anno e pure il prossimo (e anche quello dopo).
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Il 15 giugno 2018 è uscito il primo singolo intitolato Lemniscate Daydream, pubblicato da Costello’s con un videoclip diretto da Wacked Studio. Nell’autunno 2018 hanno aperto la data italiana dei Say Sue Me all’Ohibò di Milano e partecipato a due importanti eventi underground di Torino: _reset Festival & Psych Out Festival con i New Candys. Il nostro singolo Lemniscate Daydream è stato trasmesso su Rai Radio 2 durante Babylon, programma di Carlo Pastore. Il 25 maggio 2019 si esibiscono al MiAmi festival e il 20 gennaio 2020 è stato pubblicato il primo EP, Everything Is Temporary. Attualmente stanno per pubblicare un secondo EP intitolato NUOVE STANZE. e.
Nell’eterna battaglia di questi tempi nel trovare una chiave musicale in grado di cogliere i nuovi gusti dell’ascoltatore, Elasi riesce a intraprendere percorsi sonori e visivi audaci, con produzioni e immagini che hanno la possibilità di sorprenderci con qualcosa di fresco. Mille e più sfaccettature come interprete e autrice la posizionano tra le artiste più complete del panorama musicale Italiano senza dover costruire necessariamente nulla. La sua sfida più grande adesso è trascinare queste qualità, insieme alla sua energia a un livello superiore, un pò come l’eterno percorso per diventare una divinità. Sarà dura, ma se non ci prova lei chi ci deve provare?
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Elasi ama viaggiare, sia con la testa che per il globo, sulle strade sterrate di Safari e negli angoli dimenticati di google, alla ricerca di stranezze, sonorità e ritmi lontani con cui impregnare la sua musica. Nel sound di Elasi si respirano profumi di stili diversi: dall’afrobeat all’house, dalla bossa al funk.
MANCHA scrive il ritratto di una metropoli vista con gli occhi dell’outsider e la sua musica si miscela perfettamente alle sensazioni, che lungo i viali della propria città, ti pervadono quando hai consumato la tua ennesima sigaretta e hai solamente voglia di tornare a casa. Non è facile essere evocativi con la musica, nella musica, sopra a un certo tipo di musica, la sfida, da qui ai prossimi tempi sarà evolvere il percorso e riuscire ad entrare in quel club dove sei stato appena respinto perchè magari eri troppo in là per la sicurezza. Le nuove leve d’altronde sono così, hanno un linguaggio diverso ai precedenti, utilizzano espressioni dirette e ti dicono chiaramente ciò che fanno e vivono nelle loro giornate. MANCHA alla fine non è altro che un ragazzo che nasce, cresce e scrive il suo tempo, con il suo background e la capacità di lasciarti al primo ascolto in modo figurativo ciò di cui ti sta cantando. E questo, è un potere non indifferente.
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Enfant prodige di un luogo non ancora identificato, per molti MANCHA proviene dagli Stati Uniti per via del suo funk, per altri dalle sottoculture Jazz delle grandi città, ma non si definisce figlio del rhythm&blues perché ha uno scudo future techno non indifferente.