La grande corsa al nuovo singolo. Le sponsorizzazioni del nuovo singolo. Le stories dove si ringrazia qualcuno perchè è appena uscito il nuovo singolo. Il Venerdì sera, le playlist, lo scrool nevrotico e i risultati. Risultati che non arrivano per questo nuovo singolo. E allora, esattamente 70 secondi dopo la pubblicazione del nuovo singolo bisogna pensare a un nuovo singolo. Ah, ogni tanto c’è anche il video che chiaramente non vedrà nessuno ma l’importante è avere un sito che lo pubblica in modo tale da fare una “premiere” copia incolla dall’ufficio stampa e senza lancio sui social network. Insomma, la grande corsa al nuovo singolo è in realtà una gigantesca cazzata da musica usa e getta. In questi mesi però sono usciti anche dei bellissimi dischi, qualcuno probabilmente lo conoscete già, altri vi mancano, sicuramente qualcosa manca anche a noi, però ci siamo appuntati delle cose che hanno un senso: fare dischi in Italia è necessario per combattere la bulimia del mercato, altrimenti i progetti indipendenti (ma non solo) vengono gettati nel cestino come queste parole.
Sono solo 5 tracce ed è un vero peccato perchè ci lascia sospesi tutto il tempo e questi undici minuti di disco sembrano durare un secondo ma pure in eterno. Una penna intrigante, una voce che può stenderti e una linea continua che non si spezza mai e ti entra nel cervello. Se questo è l’inizio, non esiste la fine.
È un disco collettivo che tocca i punti più irrefrenabili dell’elettronica. Jungle, drum and bass però c’è anche quella malinconia techno e in sostanza è tutto pronto a sfociare in un rave. Doveva uscire tre anni fa – scrive art-aud – ma tutti sappiamo com’è andata. Si sono messi sotto e ce l’hanno fatta, ce lo regalano e noi siamo contenti. Pronti a fare mattina in maniera selvaggia?
Un bel disco suonato come si deve senza risultare dei segaioli da quattro soldi (scusateci il termine maschilista, potete denunciarci). Però sì, esordio bello, sincero e anche finemente curato proprio come il gruppo che ha un discreto stile e non può far altro che prendere il volo.
La loro forza sta proprio nel rendere un genere molto complesso e divisivo (come il nuovo r’n’b) e metterlo insieme con qualcosa di ancor più complesso e divisivo (jazz) e metterci una sfumatura di qualcosa tremendamente complesso e divisivo (math rock). Però nonostante tutto questo fila liscio che è un piacere, suonato bene, prodotto meglio e anche esaustivo di tutta questa complessità. Progetto sottovalutato con una grande capacità di sintesi musicale.
La bellezza di questo album è proprio quella che non è fresco. Non è musica con una data di scadenza, non si mette in un determinato contesto storico. Diventa difficile anche pensare a quali sonorità ricorda, ma alla fine non siamo critici musicali e chi se ne frega perchè ha la capacità di poter arrivare a chiunque. Contrariamente a ogni considerazione di genere, questo è un disco pop, vestito bene, fatto bene, non scontato, ma popolare. E così si può sperare in un futuro migliore.
Qui bisogna lasciarsi andare e non mettersi a pensare, altrimenti si entra in una situazione di stallo con la tua coscienza. Fermati, lasciati andare e fatti prosciugare il fegato da questo labirinto mentale. Passerà tutto così in fretta che non ci sarà nemmeno il tempo per stancarsi o soffrire.
Finalmente un disco trap giovane, nuovo, fresco. Che ha un senso, che spacca e tira giù tutto. Sono passati anni e ci siamo annoiati, anche se in cuor nostro abbiamo sempre tifato per trovare qualcosa del genere. Ci sono produttori, mc, amici (? forse non lo sappiamo) e molto altro. La musica post rap/trap/hip hop si scrive, produce e pubblica così. Senza cazzate, bravi.
Chissà, forse è per davvero la nuova wave. O forse no. C’è molta indecisione su quello che sarà e forse è, ma non è il momento di farci troppe analisi. È qualcosa che funziona anche perchè riesce a martellarti il cervello quindi fate voi. Fico.
Sporco e struggente così tanto da risultare quasi opera celestiale o preghiera laica. L’alternanza fra sensazione di disagio e sacralità rende questa opera prima un guizzo nella grande – infinita – scena di cantautori Italiani. Finalmente qualcosa da sentire, qualcosa da dire.
Allo shoegaze Italiano mancava un disco del genere anche se una band del genere già esisteva. Intenso, caotico, rumoroso, completo ma non complesso, il segreto sta nel rendere chiare le atmosfere e non darci alcun tipo di colore ma sentirne il calore pur con tutto il distacco del mondo. Funziona perchè arriva.
Avant-pop d’autore che difficilmente sentiremo fatto in Italia con questi richiami alla terra. Il progetto è molto affascinante e sembra non aver limiti, come presentazione questo disco potrebbe essere un piccolo manifesto e sicuramente un grande incoraggiamento a questo paese: si possono fare delle cose così in Italia, finalmente.
Qui si fa sul serio per davvero. Ha una capacità di scrittura fuori dalla media e un live molto potente, fin troppo. Il disco è una di quelle opere che ti rimangono in testa e ogni tanto hai bisogno di ascoltare. È pop d’autore, non ha senso tutto ciò e ringraziamo i servizi streaming perchè ce lo fa godere quando vogliamo però ecco, dal vivo bisogna vederlo, così si può godere ancora di più. Una soddisfazione sentirselo.
Per chi ci conosce da qualche tempo (nella vita privata o su queste pagine che aggiorniamo ogni tanto) sapete perfettamente quanta considerazione abbiamo di questo progetto. Chiaro esempio di come prendere qualcosa dall’estero e adattarlo all’immaginario Italiano (Veneto in questo caso) dia un risultato in termini di originalità, concretezza e programmazione. Già, perchè il fulcro dei Post Nebbia, non è solamente la mente di Carlo Corbellini ma soprattutto la musica. Questa sì che possiamo considerarla una vera analisi di merda, eppure non c’è sintesi migliore per far capire che per ingranare una carriera in questo sistema terrificante bisogna fare della musica. Possibilmente fatta bene e poi da lì, prendere scelte e decisioni basandoci sull’idea di dover suonare, suonare, suonare. Tornando al disco qui c’è più maturità rispetto al lavoro precedente, rifiniture pregiate e altre cose che illuminano chiaramente il cammino. Bravi tutti, ci vediamo in giro e alla prossima sicuramente.
Una montagna di giovani tutti insieme a fare delle cose. Soundcloud è poi questa cosa qui, conoscersi girare da una città all’altra, da una cameretta a uno studio, da uno studio a una cantina e così via. Qui dentro al mixtape c’è una perfetta sintesi di quello che succede mentre tutti noi ci preoccupiamo di altro. I giovani sono fortissimi e vanno velocissimo. Correte per raggiungerli.
La seguiamo da tempo e l’abbiamo sentita suonare dal vivo diverse volte. Sì c’è un pochettino di post/punk scazzato all’interno ma una melodia così semplice e intrigante. A noi ricorda Amy Winehouse dopo aver scelto di creare una band dove può suonare gli strumenti senza per forza dover tirare giù delle cannonate con la voce. È credibile questo disco, molto sofisticato ma diretto. Sentitevelo.
Le chitarre credibili e le atmosfere, rendono questo ep uno di quei lavori che vanno ascoltati più di una volta perchè è in grado di sorprenderti ogni volta. Non sappiamo quale possa essere il percorso di questo progetto, ma sinceramente non è importante. Si attende un vero e proprio disco, che sia in linea con quest’assaggio e per farci scoprire, ancora una volta, questo mondo.
Favoloso disco da spiaggia però autunnale. Tutti disinibiti a giocare con gli strumenti, liberi ma consapevoli, sicuramente divertiti e questa cosa ti trascina in tutto l’album, anche in spiaggia se inizia a far freschino.
Quel tocco di freschezza a una scena che puzza di cadavere. Ci sa giocare con le parole, con la musica e ci sono pure una serie d’idee nella stesura di alcune canzoni che sono originali pur essendo quel campionato lì, quello dove non c’è più spazio per nessuno, ma chissà, sembra esserci una luce in fondo al tunnel. Bene.
Ci sono tante contaminazioni in questo ep che ci hanno estasiati. Musicalità Francese, groove però sporco e chiari messaggi Italiani con un loro significato. Potrebbe essere cupo, ma anche danzante sotto la pioggia o in after party dopo che ti sei lasciato con il tuo partner. Puoi ballare in casa ad esempio o in un club con 200 persone tutte schiacciate, può essere insomma un sacco di cose questo progetto e non per forza è arrivato il momento di dover scegliere, basta continuare a non pensarci.