Fatto in casa

In questi due mesi abbiamo deciso di tornare alle origini. Siamo nati nel 2010 quando la musica ancora viveva di poche e semplici sovrastrutture, al tempo, ci divertivamo a creare della compilation su bandcamp con un sacco di artisti che conoscevamo e apprezzavamo. Tu entravi, scaricavi il tutto sul tuo computer e ti ascoltavi una selezione di brani emergenti; quello era il nostro modo per spacciare musica, in totale legalità e con la massima collaborazione da parte di piccole realtà che si muovevano nell’epoca post myspace nel mare d’internet e dei social network ancora per noi entità sconosciuta. Volevamo ricominciare da lì, con quest’idea editoriale che vede la partecipazione di 26 progetti musicali, con illustrazioni, racconti, una fanzine, che tempo fa avevamo stampato per davvero ma che questa volta potete vedervi in 9:16 e infine una playlist, con il meglio di tutto ciò che è uscito in questo periodo sospeso.


Qui dentro troverete contributi tratti da trasmissione radiofoniche, dirette su YouTube, Instagram, Facebook, Twich ma non solo, anche cover realizzate in casa per questo progetto o addirittura inediti o grandi rarità racchiuse nel hard disk di questi artisti, che per la maggior parte dei casi sono amici e che ci hanno aiutato nel realizzare questa bellissima compilation fatta in casa, negli ultimi mesi.

RETRO

Ringraziamenti doverosi per tutti coloro che hanno partecipato vanno a:

42 Records • Alessandro Panzeri con cui ci sentivamo sempre ogni giorno dopo le 23.00 • Astarte Agency  • BPM Concerti • Costello’s • Covo Club • Dischi Sotteranei • Fonoprint • Futura Dischi • INRI • Michele Novak detto il pornoattore • Nufrabic Records • Pietro Giolito detto PIOTR per il wetransfer • RC Waves • Simone Castello • To Lose La Track • Totally Imported • Trident Music • Vittorio Lauri che per noi somiglia a Tommaso Paradiso


Difficile trovare band giovanissime e così preparate, quasi impossibile. Finalmente qualcuno che sa suonare davvero e ha gusto per la scelta musicale; il progetto è ambizioso, questa cover pure, il risultato assolutamente soddisfacente.

Il mondo alternative ha spesso bisogno di supereroi e loro hanno tutte le carte in regola per esserlo, attenzione però, come dice Batman, “o muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”. Le possibilità attorno a questo progetto musicale sono così tante, che devono semplicemente scegliere cosa fare da grandi. The next big thing.

Un brano privo di ritornelli, capace di entrarti nella testa come un martello. Se questa canzone fosse stata fatta dai Gorillaz sarebbe divenuta una ballad post bellica perfetta per una rivoluzione gentile. Sublime.

I nuovi cantautori sono tutti uguali tranne lui, capace di leggere con malinconia il mondo che lo circonda. Non si prende sul serio anche se in realtà siamo convinto che in gioco ci sia molto di più. Ok basta, adesso balliamo.

Uno dei pochi dischi veramente belli usciti nel 2020 è il suo. Le sue idee nella semplicità di questa cover, è probabilmente il progetto musicale più originale e ambizioso ma pur sempre onesto che abbiamo avuto il piacere di conoscere negli ultimi tempi. Meraviglioso.

Nella versione realizzata negli studi Fonoprint di questa canzone c’è tutto il lato più ludico e spensierato di Nostromo, cantautore con i tatuaggi, ma con lo sguardo maturo e in grado d’ipnotizzarti con la voce. Ritmata, delicato e quasi fanciullesco nel suo modo di cantare dal vivo. Mozzafiato a ritmo di samba.

Riuscire a dare una chiave ulteriore al brano di Fabri Fibra sembrava quasi impossibile, eppure la voce e l’anima sintetico/digitale/emotiva dei Costiera emerge in questa versione registrata in mezza giornata da Francesco.

Questa versione live notturna ha la capacità di rendere giustizia alla canzone e all’artista. Dietro l’anima pop di Fosco17 c’è tutto un mondo fatto di ricerca e studio ma soprattutto la capacità di rendere piacevole qualunque canzone con grande semplicità.

La sfida di questa cover è vinta in partenza, per la scelta e il modo di farla sua. Ci sono gli Stati Uniti ma anche le metropoli Europee nel suo essere cantautore e questo lo rende uno dei migliori in circolazione.

Lo street pop è il genere anche da casa sua con un pieno di energia e quella malizia necessaria a rendere questo brano esplosivo anche se te lo ascolti dal divano.

Ha la grande forza di risultare originale pur facendo canzoni che possono essere catalogabili in tante sfumature di genere; è una questione di approccio e anche di scrittura, libera da ogni sovrastruttura.

Prendi un cantautore e mettilo nel mondo trap, dove ci sono melodie e parole potentissime; potrebbe sembrare una sfida difficile, eppure è questa la zona di confort di un ragazzo poco più che ventenne nella scena contemporanea. Concreto.

Questo brano viene da un profondo buio e cantato dal vivo, senza nessun mezzo tecnologico sembra ancora più vivo e le paure prendono una forma consistente. Umano e ricco.

Le band che si applicano e realizzano brani del genere dal vivo meritano la gratitudine eterna; sofisticati, retrò e particolarmente incisivi. Un nome molto interessante per il futuro prossimo.

La musica è prima di tutto condivisione e il talento si percepisce quando si è in grado di rendere cose semplici estremamente profonde e cose difficili banalmente facili. Questa è la formula necessaria per distinguersi e proseguire nei propri percorsi, diteci voi se tutto ciò non vi ha fatto riflettere.

L’esigenza comunicativa e lo sguardo sono la base per poter lavorare con le parole in musica; questo tipo d’operazione riesce perfettamente perché le produzioni sono fondamentali quando si tratta della seguente disciplina, ma lo spirito nel comunicare ha una marcia in più. È fortissimo.

Ancora bisogna chiarire come può un ragazzo di appena 20 anni riuscire a miscelare tutti questi suoni ma soprattutto queste epoche. Già perché nella sua musica ci sono le grandi star del jazz di un tempo, le attuali popstar e pure una vera e propria anima scura. In attesa di rivelarsi per le sue doti canore, questa è la musica dello spazio forse.

Il nostro Sufjan Stevens, che prende un grande tormentone e riesce a costruirci un castello solido, espressivo e armonico. Le chitarre danno l’armonia necessaria a rendere umano questo prodotto con quella delicatezza che non può lasciarti indifferente.

È il canto notturno della città che si spegne, sono i colori di una comunità che forse non dorme. È la voce intensa che racconta le storie. Scanzonato, malinconico, reale e con dei tratti pieni d’anima pura. Bello davvero.

Avere immagini pratiche in testa, perché uno degli esercizi più difficili è proprio questo: trovare parole semplici in grado di non lasciarti inerme. Lei ci riesce sul serio.

Il soul cerca sempre nuovi beniamini e la formula per il successo non è facile, eppure nella sua musica c’è la consapevolezza di un lavoro metodico e tutto un mondo che bisogna scoprire, però sentite come canta dal vivo, pare inciso su disco.

Mi piace molto il nome di questo cantautore anche perché rappresenta pienamente ciò che fa: è crudo, a tratti sparisce e per questo è davvero unico. Sofisticato e sincero, bravo.

Collettivo HMCF · Mivergogno – Bel Pomeriggio

In un certo senso è come se Flume decidesse di fare cover e ci mettesse una novella Jorja Smith a cantare anche l’elenco telefonico. Il risultato non lascia indifferenti.

Pogare in cameretta è il sogno di tutti soprattutto dopo questi due mesi, ci voleva un post punk come lui a prendere una band che fa tanto casino e metterla in camera senza fare la solita noiosa interpretazione acustica.

Metodico e romantico, proprio come una storia scritta da Dino Buzzati però fatta con la musica elettronica, le sensazioni, i suoni e quest’ambientazione fuori dal tempo che la rende unica.

 

Negli ultimi tempi c’è sempre questa rincorsa agli anni 90 soprattutto in Italia, qualcuno che non gli ha vissuti ma che ha sempre fatto la musica così però esiste da molti anni.

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Con essa ci sarà la nostra prima fanzine in 9:16 che invece racchiude tutte le immagini più significative per noi di questo periodo di forzata chiusura in casa; immagini che si sono ripetute dalla televisione ai social network, dai social network alla televisione, in maniera ossessiva e per cui abbiamo deciso semplicemente di riderci sopra pensando sia solamente una grandissima follia collettiva quella dell’informazione degli ultimi tempi. Un sogno, un’allucinazione, una follia, per molti sicuramente un incubo. Però volevamo ricordarcelo, anche perché vi promettiamo che non finirà come Lost dove moriremo tutti.

Beppe Sala ha scelto di rispondere con “Milano è una città aperta a tutte le culture” il risultato? Lockdown prolungato per tutti, tranne che per i cerbiatti rei di aver sempre “mantenuto il distanziamento sociale”. Diverso l’approccio di Vincenzo De Luca e delle foto che lo ritraevano vestito da macellaio in casa, intento forse ad ammazzare qualche dolce animale simile ai cerbiatti “qui da noi, i cerbiatti si fanno al forno, ma quale movida”. Seguiranno polemiche e denunce dagli ambientalisti.


Infine, una playlist con quello che abbiamo ascoltato in casa, soprattutto appena rilasciato in giro per il mondo. C’è il meglio del meglio ci dicono dai piani alti, noi avevamo il dovere di aggiungere questo ulteriore contenuto a questo progetto che vuole, come detto in precedenza, raccontare un gruppo di ragazzi e quello che hanno visto e sentito in questi 3 mesi restando a casa e non creando nessun tipo di problematica alla società. È stata dura, ma così suona meglio. Davvero.


Dedicato a un giorno brutto in cui a un certo punto non c’eri più, però non si è mai capito se ti fossi perso nell’umidità o non fossi proprio mai esistito. Spesso capita, spesso te lo chiedi. Poi a un certo punto passa e stai meglio. 

cover + illustrazione per la compilation a cura di @livialbanese

illustrazioni fanzine a cura di @nonseguirminoncapisci

playlist “ascoltata in casa” a cura di @fed.phtl 

collettivohmcf2020®© la tua squadra preferita

Abbiamo delle proposte per la città di Bologna

In queste settimane, ci siamo chiesti cosa sarà del settore culturale nel breve termine soprattutto quando tutti gli altri settori si apprestano a tornare al lavoro e a una vita simile a quella che avevano lasciato qualche tempo fa. Molte idee girano nel mare di internet, con progetti più o meno realizzabili e visioni condivisibili, noi invece siamo voluti partire dal territorio della nostra città che conosciamo maggiormente per immaginare, come legare attività, pensieri e idee, non solo al fine di rendere l’individuo soddisfatto, ma di far accrescere una sensibilità collettiva sulla tematica dell’intrattenimento culturale. La nostra città ha la grande fortuna di poter vivere in un continuo melting pot di storie, sfumature e persone, necessarie per coltivare il tessuto sociale e progredire in tutte le attività commerciali; non esiste lavoro senza potersi svagare e non esiste la possibilità di svagarsi senza lavoro, così come non esiste una cultura di serie a e una cultura di serie b legata alle attività di intrattenimento di piccole o grandi realtà.

Ci vuole quindi, una città in grado di soddisfare i bisogni di socialità, lavoro ed ecosostenibilità sempre e comunque nel rispetto della sicurezza collettiva. La manovra di pensiero creativo spesso si limita alla situazione in cui stiamo vivendo e molte volte capita di fermarsi, intimoriti di quello che potrà essere o meno la fattibilità della proposta. In questo progetto, abbiamo voluto lanciare qualche input, adattabile a quelle che saranno le regole imposte e aperto a ogni soluzione di collaborazione da parte delle realtà più attive del territorio attraverso la propria formazione culturale. La nostra è una sfida rivolta prima di tutto a noi stessi, che come tante persone, hanno bisogno di poter immaginare un nuovo modello per l’intrattenimento culturale del nostro tessuto urbano.

NB: non siamo architetti, ingegneri o urbanisti, sappiamo che ci potrebbero essere delle criticità in quello che abbiamo presentato, magari lo cestiniamo, magari lo adattiamo, sicuramente dobbiamo discuterlo.

“Un rione è una suddivisione territoriale interna a una città o a un centro abitato, delimitata da confini più o meno precisi e dotata di caratteri propri che ne sottolineano l’identità (dal punto di vista geografico, storico, sociale, economico, ecc.).”


Partendo dal concetto di rione, più volte oggetto del dibattito nelle ultime settimane, abbiamo simulato la città divisa in 12 rioni diversi; sarebbe bello immaginare ogni rione con la propria proposta, con le proprie caratteristiche e con i propri spazi. Questa nostra immagine/divisione non è definitiva e non implica la nostra idea, quello che vedrete è uno stimolo, ma noi abbiamo già lavorato a un progetto ancor più delineato.


BARCA • BOLOGNINA • CORTICELLA • COSTA SARAGOZZA • MAZZINI • MURRI • PILASTRO • SAN DONATO • SAN FELICE • SAN MAMOLO • SANTO STEFANO • UNIVERSITARIO

Pattern HMCF

Viviamo nella città delle torri, anche perchè un tempo erano quasi 100, ora ne sono rimaste 24. Fanno parte dell’identità della nostra città, rappresentano una delle istituzioni locali insieme ai portici e per noi sono un segno chiaro e identificativo di Bologna.

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In un momento del genere, la ripartenza culturale può partire dal senso di comunità. Dalle piccole e grandi realtà che nel corso di tutto l’anno svolgono attività sul territorio e hanno la conoscenza degli spazi ma non solo, spesso formano persone e rappresentano sfumature della società. 

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Siamo partiti dalla possibilità tanta discussa di sviluppare il concetto di rione per la nostra città e questo è una delle basi su cui costruire le idee per il futuro prossimo; tanti rioni per noi significa non solo quartieri, ma diverse personalità, associazioni di luogo e realtà artistico/culturali.

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Le comunità vanno riempite d’idee, manifestazioni e la loro sopravvivenza nel corso del tempo parte anche dalla necessità di sapersi rinnovare sempre. Le comunità restano vive se hanno la forza di cambiare e la presunzione di poter crescere internamente nella consapevolezza delle loro persone. 

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La città ha bisogno delle sue comunità, ma le sue comunità hanno bisogno della città. Serve scontrarsi per moltiplicarsi, senza mai dividersi. Dall’incontro tra comunità e città, nasce il nostro progetto.

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La nostra idea si chiama PATTERN. Le comunità si aprono alla città e si legano. Pattern è un termine inglese, di uso diffuso, che significa “disposizione”. Tuttavia viene utilizzato per descrivere, a seconda del contesto, un “disegno, modello, schema, schema ricorrente, struttura ripetitiva” e, in generale, può essere utilizzato per indicare la ripetizione di una determinata sequenza all’interno di un insieme di dati grezzi oppure la regolarità che si osserva nello spazio e/o nel tempo.

1.2

2

1.1

2.2

1.3

2.5

1.4

Quindi perché una città secondo il modello PATTERN?

Sono una realtà attiva nella cultura cittadina

Ho la possibilità di proporre contenuti in sicurezza.

Sono un’attività commerciale restata chiusa due mesi

Ho la possibilità di ampliare le mie possibilità oltre la mia struttura.

Sono una persona che ha bisogno di svagarsi dopo aver lavorato

Possono soddisfare il mio bisogno in sicurezza senza rinunciare a musica, teatro e cinema.

Sono il quartiere Pilastro

Posso far conoscere la mia storia, le mie persone a un numero di persone superiore.

Pattern è condivisione. Pattern è green. Pattern è sicuro. Pattern è creativo. Pattern è semplicemente l’idea di una città aperta.

3.3

Ok, però senza eventi come potrebbe funzionare quest’applicazione? C’è qualche contenuto extra? 

Come attività extra, abbiamo pensato per ogni rione di raccontare la propria identità con delle sculture che grazie a PATTERN avranno la possibilità di farti accedere direttamente con il telefono ad audiolibri, contenuti musicali extra realizzati nella zona o scritti informativi sulla storia del rione.

Questi contenuti possono essere realizzati e coordinati ogni settimana da varie realtà, scrittori o musicisti. Magari recuperando registrazioni passate, scritti inediti e aneddoti di strada. In foto abbiamo messo Piazza San Marco a Venezia dove qualche giorno fa è apparsa la seguente scultura. Immaginateci un QR code che grazie all’applicazione PATTERN ha la possibilità di svelarvi i contenuti del rione in questione.

8

Vi facciamo un esempio di contenuto editoriale che si può scaricare grazie a PATTERN?

A Bologna di mattina quando nessuno se l’aspetta c’è molta nebbia. Il cielo è grigio ma non scuro, consapevole che con il passare della giornata in qualche modo uscirà il sole. Nell’ultima periferia cittadina, a pochi passi dai centri commerciali e dalle prime frazioni in provincia lo spazio temporale viene tagliato dai mezzi pubblici e dal silenzio che lo smog accresce parallelamente al traffico. In fondo al quartiere San Donato, nella parte Nord-Est della città sorge il Pilastro quello che storicamente oltre a essere il primo contatto con l’area metropolitana può considerarsi uno degli organi più importanti della popolazione locale. (continua a leggere…)

Questo per il rione San Donato dove sorge il Covo Club e puoi ascoltarti il concerto dei The Drums del 2010 e leggerti un racconto del quartiere del 2016, ma non solo. Tante sono le personalità e le associazioni che si muovono nei rioni durante tutto l’anno e rendono il tessuto sociale attivo e identificativo all’interno degli spazi.

Quindi per farla breve per noi che abbiamo letto tutta sta roba: PATTERN è un applicazione in grado di farti prenotare agli eventi, farti girare la città nel rispetto dell’ambiente, darti la possibilità di invitare amici e farti scoprire zone della città che non conosci. Ma non solo però, ha la capacità di non limitarsi al telefono per la sua ambizione a immaginare un senso di comunità condiviso, ecosostenibile e in piena sicurezza.

3.2

Qualcuno dirà che PATTERN è una semplice applicazione che mette in contatto delle persone all’interno della città eppure vuole avere l’ambiziosa sfida di tener fede a tutte le problematiche che la situazione ci mette di fronte. Sicurezza, condivisione e visione, devono essere le regole per poter far ripartire il settore culturale senza compromessi. Dai territori, che noi abbiamo voluto chiamare rioni e dalle piccole e grandi realtà, che noi abbiamo voluto chiamare comunità, nasce la città in cui vivremo ogni giorno per i prossimi anni. Come abbiamo scritto in precedenza, questo progetto vuole essere uno stimolo al dibattito e prova a proporre alcune visioni a una nuova socialità per la città di Bologna. Siamo consapevoli delle difficoltà di comprensione della situazione in cui stiamo vivendo da qualche mese a questa parte e siamo altresì convinti che le proposte di tutte le attività siano fondamentali. Abbiamo ritenuto necessario immaginare qualcosa del genere soprattutto visto lo scenario in cui stiamo metabolizzando il sistema culturale contemporaneo; quello che succederà domani non possiamo saperlo e davanti a una moltitudine di doveri rispettabili abbiamo semplicemente rivendicato il diritto a non limitarci, pur rispettando tutto ciò che ci circonda.

Pillole 2D – #laculturanonsiferma

Grazie alla collaborazione con la Regione Emilia- Romagna, infatti, Fonoprint approda in televisione con un programma tutto suo: mercoledi, ore 18.30, su Lepida TV Web (canale 118 del digitale terrestre o canale 5118 di Sky) verrà trasmesso il primo episodio di “Pillole 2D”, un programma dedicato alla musica, ricco di interessanti interviste ad artisti emergenti e affermati e a professionisti che lavorano nell’ambito culturale.

LO POTETE ANCHE GUARDARE QUI IN DIRETTA

oppure:

LepidaTV
canale 118 del digitale terrestre
canale 518 di Sky
http://www.lepida.tv/
https://www.youtube.com/user/fonoprint

Come te lo racconto un movimento di persone, che oltre le antipatie, i gusti personali e qualche invidia riesce ad influenzarsi e captare quel tanto che basta per esportare un suono, una città fuori dalle mura amiche? Così sembra un bel po’ retorica, col finale a lieto fine che fa incazzare quei 4 intellettuali e rende gioia ai lettori meno consapevoli. Eppure Bologna e la sua scena musicale, sono questa roba qui: una storia positiva con un finale che fa storcere il naso a tutti. Guerre fra locali ma fino a un certo punto, guerre fra negozi di dischi ma fino a un certo punto e guerre fra progetti musicali ma fino a un certo punto. Noi all’epoca creammo una web radio, poi qualcuno creò una web radio, nelle radio fm non ci cacava nessuno perchè eravamo troppo. Troppo piccoli, troppo inesperti, troppo di destra (?), troppo brutti, troppo poco intelligenti. Vabbè eppure come te la raccontiamo la #scenaBolognese? Ancora con questa retorica provinciale del vogliamoci bene e vinceremo insieme? No magari questo no. Magari non sappiamo spiegartela. Vabbé facciamo che piazziamo una gallery di cover dei dischi, senza spiegare nulla, quasi come se fosse un teaser sui recenti dischi usciti da progetti Bolognesi che hanno avuto un significato, nella maggior parte delle persone. Poi qualcuno condividerà, dischirotti (che racconta le copertine) forse si incazzerà, noi intanto facciamo così. Tanto a Bologna ci lamentiamo, non va mai bene niente. Eppure, eppure.


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