Il mondo hip hop è stato quello che nel corso degli anni ha portato maggiori soddisfazioni nelle nostre vite, vuoi per la produzione di concerti dal grande successo, vuoi per la fortuna di aver scritto di persone che ora navigano su altri livelli e non si sono dimenticate di noi. In questo anno abbiamo perso molti dischi bellissimi, ma ora le ultime novità non possiamo perderle di vista soprattutto perché raccontano le parole di artisti a cui siamo legati affettivamente ma non solo. La ricerca è stato il pane delle nostre ambizioni, sogno dei nostri successi. Ora mettiamoci le cuffie, aspettiamo qualche minuto e leggiamo questi dischi, hanno un mondo dietro che non potete capire.
Ogni volta che penso a Dutch Nazari credo che limitarlo a un mondo hip hop sia un pochetto stupido. In sostanza quest’articolo potrebbe starli stretto com’è giusto che sia. Attitudine, scrittura, voce, musicalità. Questo forse dovrebbe andare a Sanremo ma intanto vogliamo cullarcelo in questa dimensione indipendente che non so per quanto durerà in attesa del primo album ufficiale che sono convinto capovolgerà la sua stessa visione di questo mondo. La squadra è sempre la stessa i feat. variano ma l’obiettivo è come sempre raggiunto perché pure mio padre che ascolta Vasco Rossi e apprezza Calcutta quando va fuori in bicicletta la Domenica pomeriggio ha la necessità di mettersi una traccia di questo lavoro. Eh lo so sembrerà una cosa stupida eppure le recensioni tecniche sono il male di questo paese quindi bisogna toccare i dettagli per capire l’originalità e la funzionalità di un certo tipo di musica. Dutch lo canti ma sei in grado anche di pensarlo, se lo vedi scritto sul muro della facoltà di lettere – oltre ad arrabbiarti perché non si fa blabla – non può meravigliarti. Forse è la figura indipendente del 2017, io ci metto sopra qualche spicciolo e fidatevi per chi viene da questo genere, ci sbaglio poche volte.
È un disco atteso da diversi anni. Moder non rilascia lavori ogni 6 mesi come la maggior parte dei suoi colleghi e non sembra molto interessato a una serie di seghe mentali che la scena hip hop di un certo tipo va rincorrendo da anni. Eppure lui oltre a essere l’artista più sottovalutato di tutti per il genere è un tipo reale, con una scrittura efficace e senza secondi fini. Puro e leggero a tratti molto malinconico e arrabbiato fa della naturalezza un grande valore capace di non farlo toccare da colleghi, pubblico e critica. Meriterebbe ben altri palcoscenici ma in fondo in fondo sappiamo tutti che nonostante non sia questo interessante per la sua poetica è un obiettivo a pochi passi, giusto il tempo di fruire 8 Dicembre, disco vomitato con razionalità e pieno di imprevedibili sonorità lungo 15 tracce che ti fanno capire la curiosità dell’artista e la personalità con cui vanno affrontate anche le cose peggiori della nostra vita.
Murubutu non è un personaggio che può ambire all’universo pop. Però forse è il vero re dell’underground per come riesce a rapire l’interesse migliaia di persone – soprattutto molto giovani – con la sua poetica ruvida, dura e non troppo diretta. Racconta storie, non ci mette sensibilità che troppo spesso può scadere nel patetico, ma un punto di osservazione interno e sopra le parti senza farsi coinvolgere ma accompagnando i protagonisti e quei percorsi ben delineati lungo tutte le tracce. Nell’ultimo disco prosegue l’antologia dei suoi lavori senza sbagliare un passo, perchè per certi versi diventa difficile criticare chi con coerenza segue la propria modalità di comunicare qualcosa in un mondo parallelo dove non c’è la necessità di ascoltare ma la semplicità di comprendere. Limitarsi e fermarsi non avrebbe molto senso, scoprire uno stato emotivo forse sì, prendersi per mano e seguire questa scia poi renderà le nostre vite migliori. Sicuramente più complete. Autentico.
Se non siete mai stati sotto la pioggia a cantare non potete capire. Frah Quintale ha fatto un ep chiamato 2004 e qualcuno potrebbe storcere il naso perchè lui nel 2004 aveva appena 15 anni e quindi – cazzo non è keep it real – però in fondo la nostalgia con cui ti viene raccontato il cambiamento tra ragazzino che non ha per niente voglia di fare un cazzo e uomo in grado di scovare i sentimenti più stupidi dalle situazioni assurde che li possono capitare è un punto d’arrivo non indifferente. Siamo davanti alla prossima star del hip hop (con tendenze indie-pop vi aggiungo) del nostro paese e forse questa recensione sembrerà l’ennesima bordata tirata in cielo ma credo che il target e il modo con cui si è affrontata la stesura del disco sia magnifico. Limitiamoci ad aspettare sotto la pioggia, in attesa del tram o della persona che deve uscire dal lavoro. Poi beviamo un bicchiere di vino rosso, torniamo nel 2004, cantiamo e in sostanza in questo malinconico ritratto cerchiamo di essere felici.
Questo disco va scaricato qui. Partiamo dalla fine quando parliamo di Sfolla poichè penso sia un personaggio piuttosto interessante e sottovalutato. Il suo lavoro è passato inosservato o forse no (non voglio permettermi di giudicare) però contiene una chiave ironica e arguta che mi ha colpito, oltre a una produzione aggressiva che si rivolge a un pubblico ben definito. C’è ancora strada da fare ma sapere di avere questo disco nel lettore mp3 quando esco di casa la mattina mi fa pensare che oltre al dissacrante modo di vedere la realtà, ci sia una formula ancora non messa a fuoco dal sottoscritto, magnetica e prepotente nelle gesta di questo ragazzo. Curioso e diamante grezzzo.
Io con Brain ci lavorerei seriamente al disco che potrebbe renderlo una star di livello nazionale. Vi spiego, ogni volta che mi ritrovo davanti a un suo lavoro penso di leggerci qualcosa in più del risultato finale. Credo che la sua arte nel sapersi ritagliare spazio meriti molto di più della fama che ha ottenuto lungo tutti questi anni di carriera: attitudine, rispetto dai colleghi, critica e pubblico. Non manca la sperimentazione, anzi è stato uno dei primi a fiutare sonorità più discontinue e nessuno mi pare l’abbia scritto e purtroppo non credo di sbagliarmi. Personaggio schietto e scrittore personale, si diverte e fa divertire, vive di passioni e non di sogni, mangia la sua vita quotidiana e non ha voglia di raccontarti la favola. Ciao Brain, hai fatto un bel disco, ora ascoltami andiamo a fare montagne di soldi insieme fidati 🙂
Animale da palcoscenico. Teatrale, efficace, incisivo, mai fuori posto e altre qualità che di certo non voglio elencare in quest’articolo. Mattak ha fatto questo brano qui, noi vogliamo aggiungere dei fuori categoria a questo 2016 in attesa che il 2017 ci regali un primo album ufficiale, con quello che sarà un tour e una scorpacciata di successo perchè così deve andare, come logica conseguenza delle cose.
Non si prende sul serio e ci mette del suo per prenderci per il culo. La stesura dei testi di Lince è irresistibile perchè toglie un poco di serietà da un mondo troppo chiuso in quei quattro/cinque clichè riuscendo ad essere credibile ma soprattutto godibile nella sua visione del mondo. Alla fine è una questione del modo in cui le osservi le cose, non di come le racconti e lui sa sorprenderti, traccia dopo traccia. Mica poco, aspirante Peyote.
Tra un paio di settimane lanciamo i listoni di fine anno, quella dove potete votare voi altri perchè noi odiamo le classifiche e se state leggendo questo messaggio, sappiate che abbiamo bisogno di voi per candidare dischi quindi, scriveteci una mail a info@michelem80.sg-host.com con il materiale o le proposte. Non rispondiamo magari però ascoltiamo tutti. Fatevi sotto.