“Sarà un lungo inverno, farà sicuramente freddo, poi a un certo punto si scioglierà la neve e sentiremo i profumi della primavera” – così inizierebbe uno di quei bellissimi scritti di Massimo Gramellini, che sulle colonne del giornale per cui sta scrivendo continua a parlarci di buoni sentimenti e di responsabilità; come affrontare le cose, tenere duro che poi arriva il sole e tutte le solite stronzate che si ripetono ogni settimana da anni nei salotti televisivi e nella cloaca digitale in cui viviamo. La situazione è drammatica, non solo da un punto di vista sanitario ma anche economico e sociale. Quello che abbiamo davanti è un percorso tremendo a livello psicologico e finanziario che distruggerà buona parte delle realtà che muovono questo paese da un punto di vista culturale. La totale mancanza di programmazione ci fa intraprendere questa strada completamente buia a occhi chiusi. Qualche incosciente riuscirà a emergere, i famosi responsabili con le spalle coperte terranno duro, mentre tutti gli altri possono tranquillamente fermarsi e aspettare solamente di cambiare piano di vita.
Nelle tremende considerazioni che si leggono nella cloaca digitale è iniziato il solito processo di benaltrismo, attuato anche dal ministro Franceschini in una pessima intervista, ovvero scegliere di puntare il dito verso un altro problema. Così alla fine è sempre colpa di qualcun’altro e alla fine succede che ci ritroviamo soli a vomitare merda in salsa digitale senza raggiungere mai il punto della discussione. Nel nostro piccolo, abbiamo deciso di abolire il benaltrismo da queste pagine. Ci siamo anche rotti il cazzo. La situazione andrà sempre peggio. Il rischio di rimanere soli diventerà sempre più concreto e il divario fra classi sociali probabilmente avrà un punto di non ritorno. Mancherà il lavoro e quasi sicuramente gli strumenti necessari da parte dello stato per affrontare una nuova emergenza. La politica delle conferenze stampa e delle bimbe del premier non esiste, la politica è una roba seria: visione, lacrime, sangue e merda. I post su facebook o instagram sono utili perchè abbiamo scelto tutti di portare questa disciplina al ribasso ma poi alla fine ciò che conta sono le decisioni che vanno prese. Nel bene e nel male, quelle incidono sulle persone. Il resto è solo chiacchiericcio.
Per il settore cultura si sono mosse molte realtà che hanno fatto rete tra di loro ottenendo piccoli ma significativi risultati. Il problema è che non sono sufficienti e spesso presentano dei limiti non indifferenti. La mancanza di una progettualità a medio e lungo termine rende questo spazio, totalmente irrilevante nello scacchiere politico Italiano. In grande sostanza a questo paese non interessa minimamente tutelare determinate attività anche perchè i dati, che vengono condivisi ripetutamente nelle ultime ore, sono incoraggianti sì, se si guarda all’unico contagiato tracciato durante gli eventi, ma spaventa tremendamente se si pensa alla partecipazione. Un misero 0.3% della popolazione Italiana ovvero 347.262 ha partecipato a spettacolo dal vivo nel periodo tra il 15.06.2020 e il 3.10.2010, un dato davvero in grado di aprire una discussione più ampia su quelli che devono essere gli strumenti da ottenere per rilanciare il settore.
Una persona a me molto cara mi ripete sempre che io sono una persona ottimista. Che mi vede entusiasta e positivo. È forse l’unica persona al mondo che ha quest’idea di me. E ogni volta che ci penso mi fa guardare dentro con un altro punto di vista. Insomma, mi mette in discussione. Però poi mi odio tantissimo, già. Perchè in questo momento sono consapevole che la confusione sia immensa e forse raccontare le storie in prima persona di chi lavora in questo settore con dignità e consapevolezza nel farlo, sia più utile che elencare tutta la serie di problematiche interne. Viviamo in una società basata sui numeri e anche nel settore musicale chi ha più numeri spesso sembra avere più diritti e questo fatto mi ha sempre spaventato parecchio quanto si tratta di doverne discutere. Ripensare certi spazi, con aiuti da parte degli organi, competenti credo sia di vitale importanza; il nodo sta proprio qui ovvero mai trovarsi impreparati a ciò e non lottare per sopravvivere, ma capire come vivere. Il mio non è un discorso creativo ovvero chi ha idee migliori sopravvive mentre gli altri no, ma è proprio un tema sul come poter vivere la cultura in Italia. E per farlo c’è bisogno di uguaglianza e strumenti per tutti, poi ci sarà chi è più bravo, chi è meno bravo come in tutte le cose, ma la base deve essere la stessa. Ecco questo resta il punto politico e sociale da sciogliere non solo per questo momento storico ma anche in vista del futuro. Sono i contenitori, non i contenuti da preservare. E purtroppo, ad oggi, l’inverno sarà lungo, ma sicuramente non arriverà nessuna primavera. Mi dispiace.
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