Quello che non è interessante nel dialogo fra i grandi esperti dei massimi esponenti musicali è capire se la TRAP fa effettivamente parte del mondo HIP HOP oppure no. Evoluzione? Fuoco di paglia? Disciplina? Sfumatura? Merda? Di tutto si legge ma poco si capisce, però questo non è l’articolo giusto per dare una risposta tecnico/storico e musicale a questo dibattito.
Quando avevo 14-15 anni camminavo al Sabato pomeriggio con mia Mamma nel centro storico della mia città. Un noto brand che la maggior parte degli esseri umani ama, soprattutto per via dei bicchieri che ancora oggi sono presenti nelle cucine delle persone aveva aperto una catena di piadinerie/crepes/colazione/merenda in buona parte dello stivale. A pochi passi dal teatro e da una serie di esercizi commerciali a me utili per potermi vestire e andare a scuola, sorgeva questo luogo. All’interno, mentre io povero sfigato giravo con mia mamma per comprare delle felpe in grado di mantenere caldo altrimenti soffro di stomaco e mi viene sempre la febbre, individui a me vicini come età, parlavano e ascoltavano musica a tutto volume. Avevano scarpe vistose, spille da balia all’altezza delle caviglie e capelli pieni di lacca, gelatina e queste felpe con tutto questo pelo (ovviamente finto) molto vistoso e goliardico. Le ragazze avevano trucchi forti, vestivano come i ragazzi e si muovevano in modo poco femminile. Il fenomeno truzzo aveva una sede nella mia città e alcune leggi non proprio scritte. Non frequentavano locali di musica dal vivo, qualcuno di loro provava a fare hip hop ma non era ben visto per via dell’attitudine, in discoteca però comandavano loro. Entrata in lista, maglia aderente, starlight in bocca e battaglia per limonare chiunque all’interno di uno spazio con aria condizionata, odore di palle sudate e drink annacquati per adolescenti sotto effetto di continua masturbazione. I truzzi comandavano ogni giorno finita la scuola e insegnavano l’arte della seduzione nei fine settimana. Non sembravano porsi troppe domande sul futuro e non vivevano i problemi contemporanei con la stessa ansia da sfigati emotivi di quelli che sognavano ancora i Nirvana. Avevano una loro dimensione. Questa dimensione era invidiata ma soprattutto genuina. Arroganza sì ma non troppo egoismo. Il truzzo condivideva, cercava di non metterti in imbarazzo anche se ti prendeva in giro e in qualche modo riusciva sempre a dimostrare l’aspetto bonario e positivo della vita. Non si preoccupava troppo dei problemi in casa, dei voti a scuola, della ragazza che lo lasciava. Guardava al futuro con determinazione e in qualche modo sarebbe riuscito a emergere.
Con il passare del tempo però, il fascino di questo movimento è stato relegato sempre di più all’angolo. Se prima stare a guardare le tecniche di seduzione e invidiare le ragazze per il modo in cui riuscivano a truccarsi era un momento di apprendimento, ora queste persone hanno deciso di crescere, cambiare e vestirsi con abiti più larghi. Qualcuno di loro è diventato piuttosto fichetto. Qualcun’altro ha scelto i pantaloni a vita bassa e le felpe enormi. I capelli si sono abbassati e i trucchi sbiaditi. Nessuno trova nulla di interessante in loro, gli esercizi del noto brand sono andati in fallimento e io il Sabato pomeriggio non vado più in centro con mia mamma. Le discoteche hanno iniziato a svuotarsi, per entrare in lista ci vuole anche un abbigliamento consono, mentre i bar, quelli fanno sempre drink di merda. La parabola discendente del truzzo Italiano di metà anni 2000, esperto di musica house e amante della dance anni 90 coincide con l’ascesa di internet e dei fenomeni hipster. Se il truzzo regnava su MSN e NETLOG, su FACEBOOK e TWITTER inizia a diventare di pessimo gusto e la sua tecnica di seduzione non funziona più. Il truzzo non è mai stato fotogenico. L’amore per l’arte e la fotografia, la fittizia ricerca dell’artista alternativo e qualche tormentone hip hop seppellisce definitivamente l’attitudine capace di conquistare migliaia di ragazze/i. In questi anni, malinconico e spensierato, camminavo davanti a quello che era il loro spazio e ho ripensato al modo genuino con cui hanno sempre vissuto la loro vita. Ora bisogna mangiare biologico, ascoltare musica prodotta da un ferro da stiro e sostenere tutta l’avanguardia di quei suoni. Poi bisogna sorridere sempre quando si parla di film impegnati e fare il giro con quelli più grotteschi. Abbiamo tutti dei maglioni molto belli, giriamo in bicicletta e sappiamo qualsiasi cosa di politica, musica, cinema, ponteggi, medicina eccetera eccetera. Nell’epoca dell’onnisciente a metà fra artista non compreso e critico di successo, ho sempre avuto fiducia che prima o poi, qualche truzzo sarebbe arrivato a salvarci la vita. Avrebbe messo le NIKE SILVER, preso qualche SPILLA DA BALIA e riportato EMPORIO ARMANI in cima alle vendite tra le persone di 16-30 anni.
Poi poco più di un anno fa ho scoperto grazie a Fare Cose un mondo che stava crescendo e con lui una generazione intera sperava di andare a culo con il mondo. “Bravi ragazzi” – appunto – “in brutti quartieri” sostiene uno dei principali artefici di questo movimento. Tra suoni ruvidi e sudore sopra al palco, recentemente sono stati ospiti di Albertino, nello spazio che fu il deejay time. La felicità con cui lo speaker parlava di questo movimento mi ha fatto capire che nulla finisce, tutto è ciclico e torna sempre. Quindi non serve buttare via i vestiti dall’armadio, tanto vale mandarli per qualche stagione in prestito. Non serve rimuovere le canzoni dal tuo computer, basta chiuderle in una cartella privata. La grande rivalità che c’è stata tra rappers e truzzi ora ha un nuovo punto d’incontro e non sarà mai facile capire quanto durerà e come si svilupperà, però lo scontro non sembra possibile perchè la rivincita dei truzzi capaci di portare sotto al palco migliaia di giovani è qualcosa di molto rassicurante. Le domande su dove fossero finiti in questi anni non troveranno risposte semplici ma ora il movimento non si nasconde più, emerge e ti fa gridare “ben tornati”. Domani discoteca, gara di pomiciate, magliette strette e niente più argomenti per sembrare interessanti. Scarponi da mettere in estate con giubbotti dal pelo vistoso e magari, riaprono pure gli esercizi commerciali di quel famoso brand o forse, non sono mai stati chiusi. Sono felice, lo ammetto.
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