I dischi che abbiamo messo sotto l’albero

29 Dicembre 2016,   By ,   0 Comments

Abbiamo idea di quanti dischi escono lungo 365 giorni in Italia? E nel resto del mondo? Stilare classifiche non solo è parecchio difficile ma piuttosto fuorviante verso l’intento principale dei bilanci di fineannochefannovisitealsito ovvero, scoprire musica. Abbiamo chiesto a una banda di amici, professionisti e non, sicuramente appassionati di musica, eleganti, raffinati ma pur sempre possibili raver nascosti.

#dischidametteresottolalbero

FRANCESCO BENTIVEGNA 

Musicista, attore, dottorando e principessa del dancefloor, a 26 anni crede che il futuro sia nell’intelligenza artificiale e il websex.

Blood Orange – Freetown Sound

Nicolas Jaar – Sirens 

Jessy Lanza – Oh No 
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ANDREA JAMES COLGAN 

The Last Shadow Puppets – Everything You’ve Come to Expect 

Durante i primi ascolti non mi ha convinto subito, forse troppe aspettative, ma dopo qualche giro sul piatto ti viene solo da pensare ad un cosa: Alex Turner è il più grande talento inglese degli ultimi 10 anni.

The Lemon Twigs – Do Hollywood

I fratelli D’Addario, 19 e 17 anni, incarnano il sogno di tutti i musicisti, avere a disposizione uno studio (del padre) dove suonare per ore con tuo fratello, scambiandosi gli strumenti, alternandosi alla voce e ascoltando i dischi di Beatles, Beach Boys, Big Star ecc..

Anderson .Paak – Malibu 

Bellissimo disco r’n’b/soul con diverse incursioni nell’hip-hop della west-coast.

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LUCA LOVISETTO 

Car Seat Headrest – Teens Of Denial

Questo disco, ed in generale l’opera omnia del mio coetaneo Will Toledo, è un’epifania per chiunque scriva o abbia mai provato a scriver canzoni.

Frankie Cosmos – Next Thing

La leggerezza e l’indolenza di queste brevi ed ispiratissime microstorie twee sono probabilmente la cosa che più ricorderò volentieri della primavera di quest’anno. Sappho, forse, canzone dell’anno.

Noname – Telefone

Il 2016 è stato un grandissimo anno per il rap: sono usciti davvero tanti instant classic che diventeranno canone e che stanno velocemente ridisegnando e plasmando le grammatiche del genere. Tuttavia, nell’anno di Kanye e Chance, questo piccolo album è il mio disco hip hop dell’anno. Noname è una ragazza che ha un anno più di me, viene da Chicago, sembra abbastanza timida e, oltre a fare musica, scrive poesie. Prendendo in prestito le parole del mio amico Samuel, penso (spero?) che questo album avrà un’influenza importante nel rap americano dei prossimi anni.

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FEDERICO SCAGLIA

La voce nella musica mi da fastidio, quindi cerco di ascoltarne il meno possibile; non l’ho fatto apposta ma i tre album sono riconducibili ai tre væz con cui suono.

Album Leaf – Between Waves

loro erano in una super playlist che mi ha iniziato alla musica elettronica fatta da Yed nel 2012, ho provato a deviare questa compilation su di lui che è il̶ ̶r̶e̶ la regina delle compilation, ma non c’è stato niente da fare.

Autechre – elseq 1

grazie a padre frediani.

Massive Attack – Ritual Spirit 

aggiunto da Riccardo Montanari alla playlist B∑LIZ∑ su Spotify” -il giorno stesso che è uscito ovviamente.

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MARCO MAIOLE 

Marco Maiole pensa di musica da quando pensa. Passa gran parte del suo tempo a guardare video di synth e di macchine fotografiche, studia economia – ogni numero imprecisato di mesi, decide di chiudersi in casa e registrare un disco. Ha intenzione di comprare delle scarpe non sportive.

Gold Panda – Good Luck and do your best

I Cani – Aurora 

Kanye West – The life of Pablo 

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RICCARDO MONTANARI

Yoni & Geti – Testarossa

Perchè contiene la canzone che ho forse ascoltato di più quest’anno (Madeline) e poi, non so a voi, ma la voce di Yoni Wolf mi fa passare l’ansia.

Glass Animals – How to be human Being

Perchè è fresco, sincero, ha ritmo e anche sentimento. Ok, forse non supera l’esordio Zaba, ma sono ragazzi che vale la pena seguire e supportare, perchè faranno musica sempre più bella.

Afterhours – Folfiri o Folfox

Voom vooom scooteroni

Scoo scooteroni

Voom scooteroni

Scoo scooteroni

Sgaso sopra di te, rispetta i campioni

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ALESSANDRO ZAGHI 

Gaika – Spaghetto Ep 

Metto Gaika anche se dovrei mettere Skepta che con il suo ultratestosteronico Konnichiwa ha vinto a man bassa il Mercury Prize 2016. Skepta che, osannato da stampa e siti di settore dopo la premiazione, incredibilmente non è stato cagato di striscio al momento in cui quegli stessi media – in particolare i pettinatissimi Pitchfork o Fact – hanno stilato il listone di fine anno. Dovrei mettere Skepta ma ho messo Gaia che con il suo lavoro dal titolo dubbio è entrato sulla scena a gamba tesa così come Danny Brown, suo compagno di scuderia Warp Records. Menzione d’onore, sempre restando sulla scena hip-hop e derivati, va al ritorno dei A Tribe Called Quest con il diamante We Got It from Here… Thank You 4 Your Service.

Anhoni – Hopelessness  

Il mio album preferito nella categoria bestsellers di quest’anno  – in cui butto dentro Radiohead, Beyoncé, Jaar e via dicendo. Un disco prezioso, che segna la nuova vita di Antony Hegarty, questa volta affiancatA  (la A maiuscola è d’obbligo) da Oneohtrix Point Never e Hudson Hudson Mohawke, due producer agli antipodi creativi, fra più interessanti della scena elettronica contemporanea. Il risultato è un mosaico perfettamente fruibile, che unisce una fra le voci più riconoscibili degli ultimi vent’anni con le sperimentazioni di Oneohtrix e i synth piacioni e un pò zarri di Hudson, di cui si consiglia accoratamente l’ascolto di Lantern, un album figata vera.

Amnesia Scanner  –  As

Il disco del duo berlinese è un capolavoro, un fiore nato dal terreno Autechre concimato dal meglio dell’elettronica moderna – un pizzico dell’atmosfera Forest Swords, uno rubato dal sequencer trance di Lorenzo Senni, insieme al tocco hip-hop à la Claims Casino. L’etichetta è Young Turks e si sente, la stessa di Jamie XX e SBTRKT, che spinge gli Amnesia Scanner a portare AS più verso il pubblico che dentro una rete IDM senza fine. Le condizioni psico-fisiche non mi hanno consentito di arrivare in tempo alla sala gialla del Club To Club per assistere al loro live, inchiodato com’ero alla cassa dritta di Laurent Garnier,  ma si spera che una seconda chance arrivi alla svelta

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LORENZO SALMI 

Conoscitore del mondo dalla sua prospettiva meno colorata; amante del Sud America e di tutti i suoi riti sciamanici. Prova quotidianamente a mettere sotto pressione la sua pazienza indagando i mille difetti che circondano la sua costante ricerca della felicità. Non trovandola, quasi mai, vive per riflettere la sua retrospettiva nel suo taccuino del iphone (sempre con se). Attualmente si occupa di ricercare i talenti della musica e della cucina quasi a combattere la sua incapacità nel suonare uno strumento e nel sapere cucinare un piatto diverso dagli spaghetti alla carbonara. Collezionista di dischi, vivace clubber e festival addicted. Tutto il resto riassumibile in “Faccio cose e vedo ggggente”.

Badbadnotgood – IV 

James Blake – The colour in Anything

Dengue Dengue Dengue! – Siete Raìces

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NICOLA NESI 

Radiohead- A moon shaped Pool

Per un puro sentimento eterno

Solange- A Seat at the Table

Per la vitalità e la dedizione dell’artista in una situazione familiare non super comoda.

Anohni-Hopelessness

Perchè non me lo aspettavo.

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MARCO CANTELLI 

NAO – For All We Know 

Se una ragazza, oltretutto mia coetanea, oltretutto con dei capelli fantastici, è capace di conquistare la costa statunitense che amo di più (quella West, ovvio) venendo da East London… beh, ha tutti i requisiti necessari per essere il disco del 2016 che ho probabilmente ascoltato di più. Il funk di Get to Know Ya fa-muovere-i-piedini, Adore You è non soltanto il mio pezzo preferito ma il miglior proseguimento di ciò che dovrebbe essere la musica d’Oltremanica: magia, racconto, ispirazione.

Alunageorge – I Remember

I gruppi buoni li riconosci spesso dal secondo disco, migliore del primo. Londinesi anche loro, è un duo che amo perché riesce a essere maraglio nel modo giusto, facendo dell’rnb che i Nineties tremano con basi elettroniche devastanti da dancefloor. I Mean What I Mean è quel ti vergogni – ma per un cazzo! -, che era dai tempi di Crazy in Love che non mi sentivo così.

Flume – Skin

Il problema di ciascun anno è che a Dicembre ti sembra lunghissimo. Forse è per questo motivo che ci ho messo un po’ a scegliere Skin come terzo disco della lista: un disco stra-consumato per tutta l’estate può sembrarti datato. Ma quello del produttore 24enne australiano (la roba migliore arriva sempre da lì) è uno dei se non Il capolavoro pop dell’anno: quando scegli dei feat. clamorosi come Kai, Kučka, Vic Mensa, AlunaGeorge, Little Dragon, MNDR, Tove Lo e Beck (!) non può che uscirne un gioiello. Intenditore che hai storto il naso, raddrizzatelo: la parte migliore è, probabilmente, la “solitaria” Wall Fuck.

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FRANCESCO CAGGIULA 

“Il calcio è una metafora della vita” diceva Jean Paul Sartre. Io cito a mio piacimento questo aforisma e lo riciclo ogni volta che devo introdurre un discorso che altrimenti non saprei come introdurre. In questo caso, mi piace pensare che i tre i miei tre dischi preferiti del duecappasedici rappresentino il mio tridente offensivo, la mia arma letale per scardinare le difese più arcigne – aka la nebbia dell’autunno bolognese, la noia delle sette ore delfrecciabianca Bolo-Lecce e gli aperitivi in spiaggia con 38 gradi – dell’anno che ci sta per salutare. In tutto ciò, ho tolto la tuta d’allenamento e indossato il completo elegante per la finalissima. Finito il discorso di consolazione agli esclusi, vado a caricare il mio tridente offensivo.

Whitney – Light Upon The Lake

Il brio e la frizzantezza di chi vuole dimostrare di poter reggere la pressione del salto dal una piccola – gli Smith Westerns, band in cui militavano Max Kakacek e Julien Ehrlich – ad una grande piazza.

Diiv – Is The Is Are

Dopo lo stop forzato, causa doping (ero), Zachary Cole Smith torna con il peso sulle spalle di chi deve bissare una stagione – l’esordio Oshin – costellata da una miriade di goal. Ci riesce alla grande, superando ogni record e ogni più rosea previsione.

Local Natives – Sunilt Youth 

Numero(i) 10 fuori ruolo che comunque riesce a sfornare prestazioni degne di nota. Addentrati in sperimentazioni relativamente lontane dalla loroconfort zone compositiva, i quattro di LA hanno sfornato ancora una volta un’infinità di assist, aprendo nuovi orizzonti di gioco e sperimentazione. Nella ricerca continua di rivoluzionare un genere che spesso inciampa nell’autoreferenzialità, abbiamo ascoltato un disco che, nonostante le nuove sonorità più elettroniche, non abbandona l’animo pop del quartetto californiano.

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DAVIDE TRAINA 

Ascolta sempre musica, di solito disegna, ogni tanto scrive.

Birthh – Born in the woods 

Motta -La fine dei vent’anni

Modern Baseball – Holy Ghost 

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PIETRO RACHIERO

Piccolo fabbricatore di aspettative e accumulatore di un indeterminata serie di delusioni, impiega ¾ del tempo a pensare sulle cose e il tempo rimanente a cercare di metterle in atto, quando forse, ormai, è troppo tardi. Vince per 4 anni consecutivi il premio miglior attore non protagonista della propria vita (2011- 2014); un film senza troppi colpi di scena ma da un frenetico alternarsi di alti e bassi, ricco di una coloratissima e analgesica colonna sonora, letture confuse e pessime bottiglie di vino.

Motta – La fine dei vent’anni

Anohni – Hopelessness

Nicolas Jaar – Sirens

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FILIPPO ZIRONI 

Be a Bear, bolognese dalla personalità poliedrica e dallo stile goliardico, un progetto originale e divertente, semplice ma efficace. Canzoni dal sound elettronico associate a immagini ben selezionate che diventano la “voce” dei suoi brani. Far sorridere, far riflettere, far fluire energie positive gli obiettivi…vi sembrerà di sentirla con gli occhi la pioggia!

Radiohead – A moon shaped pool

Forse l’album più bello dopo Kid A, c’è sempre qualcosa che mi spiazza nei loro lavori. Violini, pianoforti. È sempre un piacere ascoltare Thom York e compari!

Cosmo- L’ultima festa 

Quanti lunedì mattina andando a lavorare ho ascoltato a ripetizione “un lunedì di festa”?! Semplicemente un lavoro dove tutto quadra. Qualcosa di nuovo nel panorama musicale italiano.

The Last Shadow Puppets – Everything You’ve Come to Expect

Quel cazzuto di Alex Turner è tornato con i suoi Last Shadow Puppets e io avevo una gran voglia di riascoltarli!

#dischidametteresottolalbero

LUCA JACOBONI

Speaker di Radio Città del Capo, numero 10 sul campo da calcio, voce sexy, musicista nei Baseball Gregg e prossimo vincitore del festival di Sanremo condotto in coppia con Dolcenera.

I Cani – Aurora

Salmo – Hellvisback 

Drake – Views 

#dischidametteresottolalbero

TEO FILIPPO CREMONINI 

Nato quando fuori pioveva, in molti discutono della sua esistenza, sicuramente rompe i coglioni e mangia ogni tanto tortellini.

Kaytranada – 99,9% 

Le sue gesta musicali forse non avevano manco bisogno di un disco, però il lavoro ha deciso di confezionarlo e per forza di cose è tipo una festa, dove ci si può anche non drogare però almeno ti devi ammazzare di sigarette + alcolici altrimenti non hai capito un cazzo.

(sì alla droga comunque)

Vince Staples – Prima Donna 

Per rimanere impressi nella memoria quando ti chiedono i dischi dell’anno, con la montagna di musica che viene buttata fuori, devi anche saper creare una sorta di estetica ben riconoscibile e avere quel qualcosina in più da raccontare nella vendita del disco. Prima Donna viene un anno dopo il brillante Summertime’06 accolto da critica e pubblico, ma in questo lavoro oltre a rosicchiare ulteriori posizioni tra gli addetti ai lavori, Vince Staples si prepara alla consacrazione definitiva globale. La produzione di James Blake, i featuring giusti, Def Jam Recordings e pure un cortometraggio: tutto qua dentro, tutto memorabile.

YG – Still Brazy 

Basta con ste stronzate della nuova era hip hop, a me piacciono ancora i dischi cruenti che suonano così vintage e sono in grado di darti dell’obsoleto per il modo in cui muovi la testa. Non è un disco fantasioso ma in fondo ci siamo rotti anche il cazzo di fingere che ci piaccia tutto. Politicamente diretto, fuck Donald Trump, poche idee, fatte bene e scusate se è poco.

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FEDERICO CESARI

Meglio noto come PHTL, lavora tutto il giorno, dipinge, scrive e qualche volta pensa. Non ama particolarmente gli hipster ma è grande fruitore di trend.

Anohni-Hopelessness

Badbadnotgood – IV

A Tribe Called Quest – We Got It from Here… Thank You 4 Your Service


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