Tra le cose che ho sempre disprezzato ci sono gli articoli generazionali. Quelli che ti raccontano la depressione di una generazione, l’instabilità di una generazione, i problemi di una generazione, le preferenze di una generazione, le abitudini di una generazione e poi fanno la chiusa triste, categorica e filosofica da quattro lire. Insomma, quella roba lì che ti ritrovi per forza guardando il telefono grazie ai poteri dei social media. Che poi in realtà apri e leggi, dici “boh ma davvero lo sto leggendo” e alla fine dici “sono d’accordo/non sono d’accordo”. Quei contenuti lì, se non è ancora chiaro, mi danno fastidio.
Come tanti attraverso la città in cui vivo almeno due volte al giorno. Vado al lavoro, torno a casa. Se lavoro da casa, non attraverso la città, resto in casa, mi sento male. Sono fortunato non è una routine, i fantasmi appaiono e scompaiono, ti sono vicino poi si allontanano, quando è una certa ora poi, cerchi di affossarli in qualunque modo possibile, nei limiti della legalità, e la giornata alla fine passa, perchè sì la fragilità, sì le paure del giorno dopo, però tutto sommato nel soggettivo caso si va avanti. Vedi il lavoro, vedi gli amici, vedi il lavoro degli amici, vedi il lavoro di chi non ha il lavoro, vedi il lavoro di chi ha studiato per mettersi in gioco e non esiste. Vedi, perchè respiri e pensi. Quanto tempo passi a pensare durante la giornata? La maggior parte di noi, lavora e vive con il pensiero; cultura, intelligenza, preparazione, preparazione, cultura, intelligenza, che grandissima fatica essere un post adolescente così piccolo da essere adulto, così grande da essere un ragazzino. Lo vivete questo limbo qui, lo capite. Lo sentite alla fine. Sei fermo oppure ti muovi freneticamente, dipende in che posizione sei, però lo spazio è quello lì. Senti le storie degli altri, dici che è andata di culo, senti le storie degli altri, dici che potrebbe andarti meglio. Siamo tutti messi così, nello stesso – medesimo spazio.
Sono stata una troia e sono stata una santa, sono una troia e sono una santa, sarà uno troia e sarò una santa, convivo con il malessere ingiustificato per le fortune che ho e devo comunque cercare di sorridere altrimenti avete idea delle rotture di cazzo di tutti quelli che ti diranno che non devi avere il malessere, perchè hai tutte le fortune del mondo e allora tu sei lì, che ci provi a spiegarlo – perchè ci provi – ma tanto cosa cazzo spieghi che non serve a niente?
Sono stato a casa di Gilberto. Vive nel centro storico della mia città, fortunatamente lui è sposato e sua moglie sta per avere un figlio. Fortunatamente lui è una persona socialmente accettata perchè alla soglia dei trent’anni ha già una casa di proprietà, una compagna per la vecchiaia e prossimamente un erede. Arrivo a questa cena tutto bagnato, fuori ha iniziato a piovere proprio mentre sono salito sullo scooter. Un disastro. Mi accolgono Teresa (la signora di Gilberto) e le sue amiche con relativi mariti o futuri mariti. Gilberto purtroppo/per fortuna lo conosco da qualche tempo, ci siamo incrociati sul lavoro e ogni tanto siamo finiti a fare sport di squadra assieme. È proprio un gran bravo ragazzo, una volta siamo anche stati a pescare insieme e ci siamo divertiti. Oggi è il suo compleanno e lui ha organizzato questa cena. Io sono bagnato e ho una felpa quando ormai è pieno inverno. Teresa mi fa vedere la casa appena sistemata: la nuova spaziosa cucina, il bagno per gli ospiti, la sala da pranzo e questo salotto enorme con un televisore più grande della mia stanza. Proseguendo il tour mi fa notare che hanno il bagno in camera comunicante con la stanza del futuro nascituro. Una bella casa, tenuta bene e pulita, anche perchè ogni Mercoledì “passa Priante” e in tre ore sistema tutto, tanto Priante è “veramente bravo”. I maschi restano con i maschi, le femmine restano con le femmine, i maschi devono parlare di calcio però non in modo troppo dettagliato che se no si esagera, le femmine dei corredini per i neonati. A un certo punto tra maschi si da una “spizzata” su instagram per vedere qualche bella figliola, però quelle irraggiungibili, modelle da milioni di follower, roba socialmente accettata perchè non c’è alcun principio d’imbarazzo o tradimento. Mentre le femmine parlano dell’ultimo libro di Elena Ferrante e di quale sia il percorso d’istruzione migliore per i futuri nascituri, noi maschi siamo scesi a fare qualcosa di trasgressivo ovvero fumare una sigaretta di nascosto. Roba da duri, perchè in casa “Teresa non vuole mica che fumi” – per me alla fine è ok, i discorsi variano dal lavoro (dove posso anche dire qualcosa) a quanto si è speso per fare il matrimonio (dove non posso dire nulla). Questa sembra la sceneggiature di uno squallido film di Paolo Genovese, in realtà la serata procede esattamente come uno squallido film di Paolo Genovese ma senza colpi di scena. A un certo punto Claudio – considerato l’amico strano e particolare di Gilberto – decide di mettere della musica alternativa “come piace a me”: Paul Kalbrenner con Sky and Sand, secondo Claudio è la musica alternativa che piace a me. Parte una lunghissima diatriba sulle droghe leggere che hanno fumato più o meno tutti andando a ballare canzoni house qualche anno prima e racconti su quanto si stava bene a 20 anni senza pensieri, durante l’erasmus all’università visto ancora oggi come una grandissima esperienza di vita. Ci salutiamo, probabilmente ci vedremo al battesimo (dove in realtà non sarò invitato) e nel scendere le scale guardo l’orario, è ancora ampiamente presto per i miei standard d’insonnia quindi decido di attraversare la città con lo scooter, prendere qualche goccia di pioggia leggera e fermarmi al bar sotto casa. Bevo il solito. Poi bevo di nuovo il solito. Finisco, qualche giro su internet alla ricerca di un articolo generazionale per compatirmi in questa immagine triste, poi cinque piani di scale e si torna nella mia stanza, sottotetto, nebbia feat.smog dalla finestra con l’ennesima sigaretta e si va a dormire. Io poi quando sento che il letto è freddo ripenso alla casa di Gilberto e soprattutto al bagno in camera privato con la vasca da bagno, qualcosa di socialmente accettato che resterà per sempre. Unica nota prima di dormire sulla serata: ho mangiato un piatto di pasta che non era cotto bene, forse sono una pessima persona, forse un sadico/masochista però questa cosa mi fa stare meglio, non tutti sono impeccabili.
Che poi per carità rispetto per Paul Kalbrenner però se non faceva il film non l’avrebbe cacato nessuno anche perchè in realtà non è mai stato un grande campione con la musica, comunque di base diffidare sempre da chi ascolta Paul Kalkbrenner proprio come bisogna farlo con chi ascolta i Muse. Stesso principio.
Ieri ad esempio ho visto Michele invece. Michele fa il libero pensatore. Io sinceramente non ho mai capito con quali soldi campasse Michele, però lui scrive su alcuni siti e si piace definire così. Riesce spesso a fare l’amore grazie a questo suo personaggio perchè funziona. Il problema è che Michele ormai ha 30 anni e va bene che ha un bellissimo monolocale ereditato dalla nonna, e va altrettanto bene che adora fermarsi al bar per leggere dei libri pesantissimi per fare un pò la scena del dandy, però è anche difficile chiedere a Michele con quali soldi vive, insomma quale occupazione porta nel suo conto corrente qualche soldo. Con questo dubbio convivo ogni volta che ci vediamo, prima di scioglierci per effetti legalmente alcolici e dimenticarmi tutto. Mi racconta la sua giornata, i film che ha visto (che alla fine son sempre gli stessi eh) e poi inizia a fare apprezzamenti su qualche ragazzina vista seduta al tavolo giorni prima. Si ricorda tutte, poi grazie a internet riesce a rintracciarle. Inutile dirvi quanto funzioni come maschio. Ad ogni modo, tolta questa patina di stronzate, Michele è un personaggio che mi fa sentire un pezzo di merda. Perchè siamo coetanei e questa volta sono io a giudicarlo socialmente non accettato. Quindi ogni volta che arrivo lì con questi dubbi, poi mi pongo il quesito di essere un pezzo di merda e alla fine beviamo, io divento stanchissimo, lui fa dell’internet, dice due stronzate via chat e riesce ad arrivare a casa accompagnato, felice e disinteressato. Io invece oltre a sentire un pezzo di merda (e lo ripeto) attraverso nuovamente la città, faccio cinque piani di scale, ultima e penultima in casa. Sigaretta. smog feat.nebbia, letto freddo e grandissimi sensi di colpa. Per fortuna domani non devo vedere nessuno. Starò in casa a mangiare del risotto guardando dello sport di qualche anno prima.
Mi parla sempre di Emir Kusturica, di tutti i suoi film. Ci vediamo ogni settimana e lui ogni settimana ha visto lo stesso film di Kusturica ovvero questo. E mi racconta sempre questa scena. Ovvio, mi viene il dubbio abbia guardato solo questa scena su youtube, credo.
Disprezzo così tanto gli articoli generazionali che in questo malessere e spazio in cui mi tocca vivere stavo per scrivere un articolo generazionale che ponesse a tutti una verità assoluta con nessun tipo di soluzione, meno male però che Gilberto e Michele spesso mi salvano un pò, mi fanno sentire giudicato e giudicante e alla fine mi rendo conto che attraversando la città due volte al giorno, una per andare al lavoro e una per tornare a casa; il percorso che mi fa stare meglio è quello che mi porta a casa dopo diverse soste. Sì, il letto è freddo, non c’è ascensore, il riscaldamento va a singhiozzo però chiudermi per creare un immaginario assolutamente triste e privo di riscontro sociale mi aiuta a stare meglio, a non mettermi in gioco e forse a giudicare Michele perchè mi parla solo delle sue scopate e dei film di Kusturica. Alla fine questa si che è una comfort zone piacevole anche perchè con i fantasmi di questo spazio generazionale è naturale conviverci ma forse è proprio questo il problema, quando iniziano a diventare i tuoi confidenti e impari a conoscerli fin troppo bene. D’altronde siamo questi qui, persone che utilizzano il pensiero, che devono pensare, che lavorano con il pensiero, che devono aspettare con il pensiero, che vengono giudicati per il pensiero e infine che restano qui a pensare, in sostanza, dopo aver attraversato la città due volte al giorno se sono fortunati oppure restando a casa inermi, con il pensiero dei loro fantasmi alla ricerca del giudicato e del giudicante. Siamo questi qui ed è una tremenda roba generazionale.