Tra le cose più surreali di questi anni, che ci sono capitate e per cui siamo sinceramente tutti colpevoli, c’è questa tremenda immondizia delle playlist. Un progetto che viene definito per caratteristiche a seconda della playlist di riferimento. “Ciao sono uno che lavora nella musica e ti sto per dire che il tuo progetto è molto NOME PLAYLIST X” – “Ciao, sono uno che vuole farti fare carriera nella musica (povero illuso) e il tuo progetto potrebbe finire in NOME PLAYLIST” – corsi e sangue amarissimo per questa rincorsa. Produttori che fanno le chitarre come NOME PLAYLIST o le batterie come NOME PLAYLIST. Insomma, che tu possa lavorare ad altissimi livelli ed essere un grandissimo professionista o un semplice discografico indipendente che nella vita di tutti i giorni è Bruce Wayne al confronto di Batman, ci sei capitato in questi discorsi surreali. E forse sei stato consapevole e hai detto: beh, hanno ragione. Ecco, il vento per fortuna sta cambiando o almeno cambierà, noi oltre a fare una sana autocritica abbiamo scelto di rispondere a colpi di progetti Italiani (cioè nati o cresciuti in Italia) con la vista per l’estero o meglio, per il mondo. Una sorta di risposta come credo a tutti i discorsi da quattro soldi sul valore dell’identità artistica, troppe volte messa in discussione da parametri che non rispettano la realtà della civiltà che dovrebbe (usiamo il condizionale) circondarci. Quindi, anche e soprattutto per questo, adesso tuffatevi in questa mega raccolta e tirate fuori tutta l’energia del mondo per spingere qualche tasto di riproduzione. Magari ci darete ragione, magari no, magari ci consigliate qualcosa che non conosciamo.
Sul tema dell’industria musicale e il sesso femminile si è detto tanto. Abbiamo visto dati, classifiche, opinioni, tentativi di dibattito e poche soluzioni. Perché il mercato difficilmente ha soluzioni e sicuramente bisogna cercare di affrontare la questione facendo qualche passo indietro. Noi siamo una realtà attiva nella ricerca, nello scovare con curiosità (e non sempre professionalità) qualcosa che si muove. Non importa il genere, non importa la scatola in cui chiuderlo e raccontarlo, importa solo che sia in movimento. Ci sarebbero molte cose da aggiungere su come viene percepito il sesso femminile nell’ambiente musicale, non solo a livello artistico ma soprattutto tra pubblico, operatori o semplicemente nei seguaci digitali. Si può sicuramente partire dalle idee malsane di un ambiente maschile molto simile a uno spogliatoio, che troppo spesso si arroga il diritto di trovare una soluzione, creando così, ancor di più un problema. Un precedente. Uomini che parlano con altri uomini su come migliorare la situazione femminile nell’industria musicale in Italia? Nulla di più spogliatoio del calcetto possa esistere. Noi facciamo l’unica cosa necessaria, ci mettiamo da parte e proviamo a demistificare il tutto, a fare ciò che sappiamo fare meglio e vedere se può essere utile girare lo sguardo su alcuni progetti femminili che meritano un giusto focus nel nostro paese. Non abbiamo scelto classifiche o playlist, siamo andati a ballare e ci siamo resi conto di tutta la potenzialità che viene dal sottosuolo e di quanto possa essere politico tutto ciò. Non ci sono copertine, non ci sono linee editoriali, strategie del cazzo. Si torna all’aspetto genuino e animale della questione.