Cara Sinistra Italiana e altre cose da radical chic

Negli ultimi giorni, fra mosse di governo e circo mediatico, c’è un pensiero che continuo a leggere e di fondo, condivido. Inizia sempre così, più o meno: “cara Sinistra Italiana (…)” segue un’analisi sulla nostra società attuale tipo “visto il terreno in cui ci muoviamo” e prosegue con una critica “dove eravate finiti quando le periferie passavano alla destra sociale o ai movimenti populisti?” e sintetizza con “eravate nei vostri salotti a impegnarvi nelle battaglie liberali o a occuparvi di cineforum e musica alternativa” e per alimentare un pò di pathos aggiunge “alle persone vere, che vivono ai margini, non frega un cazzo di queste cose” e conclude dicendo “non stupitevi o ignorate queste persone se scelgono di votare altrove, poichè sono l’unica alternativa”. In mezzo, ovviamente, qualche riferimento storico/politico il tutto scritto con una punteggiatura migliore di questa.

Quindi rileggiamo in breve:

“Cara Sinistra Italiana, visto la società in cui ci muoviamo, dove eravate finiti quando le periferie passavano alla destra sociale o ai movimenti populisti? Eravate forse impegnati nel neo/liberismo sfrenato dei vostri salotti guardando film d’autore? Alle persone che hanno difficoltà e vivono ai margini della società, non frega un cazzo di queste cose. Non stupitevi o ignorate se scelgono di votare. Poichè sono l’unica alternativa.”

Scritto questo susseguono like e doverosi apprezzamenti.

Condivisibile nel cosa e nel come, insindacabile come critica e piuttosto stimabile come pensiero scritto in Italiano corretto. A tutto ciò però, manca sempre una certa autocritica, non sotto forma di vittimismo culturale o pietismo spiccio bensì una sana analisi a 360 gradi che dimentichi ogni tanto gli altri e parta un pò da ognuno di noi, magari utilizzando parole come responsabilità, che spesso sentiamo utilizzata come bandiera tecnica nei governi politici e quasi mai capiamo come possibile promotrice di ascolto collettivo.

La parola responsabilità non significa accettare idee o visioni di una classe dirigente o politica e infine, la parola responsabilità, deve sostituire un dibattito inutile sul cosa e come, ma soprattutto deve iniziare a metterci al centro di criticità reali, concreti ed errori nostri ma non solo. Parlare di cosa si è sbagliato nelle fabbriche, nelle scuole, nelle periferie non ci aiuterà per sempre a trovare soluzioni, ma alimenterà un dibattito a ribasso del nostro – presunto – percorso culturale. Non sono sempre gli altri ad aver sbagliato, non è sempre la politica. Sono gli altri, è la politica, ma siamo anche noi. Sono io, povero stronzo che ascolto musica alternativa di merda, mi masturbo su Nanni Moretti, leggo libri di cui non ricordo l’autore e guardo film noiosi. E non è solo per questo che sbaglio o vado demonizzato, come me i politici o chi altro. Sono io perchè semplicemente non mi sono messo in gioco. Con il mio voto, con la mia partecipazione o semplicemente con le mie stupide e insulse idee. Una società, dicevano, nasceva dal pluralismo delle idee e dei fatti, qualunque essi siano. Restare arroccati nel nostro appartamento in affitto, guardando gli altri dicendo che sbagliano verso gli ultimi, non cambierà un cazzo, sul serio. Radical chic che danno ad altri radical chic la colpa di essere radical chic giustificando quello che succede non potrà mai portare a nulla di utile ma sarà semplicemente un pensiero per raccattare qualche like, tre apprezzamenti, e due scopatine. Noi dobbiamo pensare ad altro, guardare le immagini e crearle, essere lì, capire, accettare e confutare. Smetterla di chiuderci nella critica e assumerci delle responsabilità, vedere altrove e anche dopo i problemi. Ma questa non è solo retorica ma una semplice ammissione di colpa, perchè bisogna iniziare ad essere stanchi di ciò che non va, ma riappropriarsi di ciò che pensiamo di poter fare meglio ovvero proporre soluzioni su tematiche che abbiamo nei nostri percorsi.

Perchè noi siamo quelli in gamba che notano la dimenticanza di altri su certi temi giusto? Solo che gli altri siamo noi e questa critica fine a sé stessa, invece che la musica alternativa e i film d’autore, non serve a un cazzo.


Close